L'ultima frontiera esplorata dall'industria cosmetica è quella della cosmesi solida. Dalla contemporanea filosofia ZERO-WASTE, nasce l'offerta beauty.
Nell'ultimo anno il prodotto solido - da sempre esistito - spopola tra i nuovi trend, soprattutto, cosmetici.
La cosmesi così come i detersivi nella variante solida, hanno la funzione di: abbattere gli sprechi e ridurre i rifiuti. Essi nascono da una filosofia ben precisa, che invita l'uomo a riprogettare le proprie abitudini, acquistando o producendo meno e meglio, evitando il più possibile rifiuti e sprechi, riutilizzando ciò che possiede, conducendo uno stile di vita a basso impatto ambientale.
In commercio sono disponibili quattro tipologie di cosmetico/detersivo solido:
- TRADIZIONALE: formule convenzionali con ingredienti non ecocompatibili come siliconi, petrolati, oli minerali, polimeri e conservanti di sintesi;
- NATURALE: formule tradizionali con una quantità - piccola o medio alta - di ingredienti di origine vegetale (anche un solo estratto vegetale, fa sì che il prodotto possa essere definito naturale);
- ECOBIO: formule realizzate con materie prime vegetali e di derivazione animale, estratte con metodi non inquinanti, che non siano nocive per l'intero ecosistema e celermente biodegradabili;
- VEGAN: formule ecobio o naturali o tradizionali nella quale non sono presenti ingredienti di origine animale né di derivazione animale (vedi: latte, miele, cheratina, squalene, ambra grigia, ecc...).
Quale categoria di cosmetici solidi è migliore?
Utilizzo cosmesi solida da poco più di quattro anni, quando ancora in Italia veniva guardata con sospetto e spesso nemmeno presa in considerazione, quando non era affatto facile reperire prodotti ecodermocompatibili ad alte prestazioni, quando un solo marchio di categoria ecobio (Lamazuna) era presente nel nostro territorio.
Inutile dire che da allora di strada ne abbiamo fatta parecchia, adesso l'offerta è molto più vasta e pian piano le formulazioni si avvicinano maggiormente a standard simili al cosmetico tradizionale, cui siamo abituati.
Sono una persona estremamente esigente ed estremamente attenta alla salvaguardia ambientale, ragion per cui la mia scelta cade, ovviamente, sui prodotti ecocompatibili ed ecodermocompatibili (preferibilmente vegan). Trovo, per esempio, un controsenso scegliere un cosmetico solido con una formulazione tradizionale o/e avvolto in un involucro di plastica, perché se da una parte non produrrò rifiuti o quasi, dall'altra andrò a ledere l'ecosistema in altro modo.
Quindi a mio avviso il cosmetico solido migliore è senza ombra di dubbio quello ecobio, totalmente privo di involucri plastici e preferibilmente vegan.
Il fenomeno cosmesi solida: trend o attenzione per l'ambiente?
Come ho scritto all'inizio dell'artico, il mondo cosmetico - dato l'incremento della richiesta - sta spostando l'attenzione sulla cosmesi solida. Moltissimi produttori di cosmesi ecobio e non, stanno iniziando a produrre linee solide utilizzando, spesso, il classico modello: domanda+offerta = business. Ne consegue una chiara identità snaturata dello stile di vita rifiuti zero.
Mi riferisco soprattutto a quei brand, con ingenti capitali, i quali fanno dell'abbondanza il loro concept. Stringendo la cerchia sulla nicchia definita "ecobio", ho notato da parte di tali aziende una modalità contorta di concepire la cosmesi zero waste.
Come scritto poc'anzi, uno dei punti saldi della filosofia rifiuti zero, è proprio quello di produrre poco e responsabilmente. Se ne deduce quindi che produrre troppo è l'antitesi del modello di vita zero waste. Inoltre, come ripeto da anni, non è importante cercare la novità ma la qualità; un cosmetico ben formulato e amico dell'ambiente a 360°, richiede lo sviluppo di studi approfonditi, ricerca, sperimentazione, attenta verifica, step fondamentali non trascurabili.
Vi starete chiedendo: allora come fa un'azienda a produrre frequentemente nuovi prodotti o intere linee?
Anche questo lo spiegai poco tempo fa, ma è bene fare un ripasso. Le imprese cosmetiche bio o "ecobio", che producono, di continuo, novità sono esattamente come il modello fast-fashion: producono cosmetici ispirati alla cosmesi ecobio di alto livello, usano materie prime di bassa qualità, le percentuali di "attivi" nelle formulazioni sono bassissime inefficaci o quasi, viene utilizzata la medesima formula per l'intera linea (per esempio una gamma di shampoo con 5 referenze per tipologia di capello, avrà un'unica formulazione con la variante di 1-2 estratti per tipologia), prezzi contenuti e immissione rapida, nel mercato, di nuovi cosmetici.
Il processo della cosmesi veloce o fast-cosmetics, dal punto di vista ambientale non rappresenta minimante il concetto primordiale dal quale nacque, appunto, la cosmesi ecobio. Ancor meno il principio di vita zero-waste.
Come riconoscere un marchio che produce solido, rimanendo amico dell'ambiente?
In primis, dopo aver affrontato la nota dolente della questione, voglio anche spezzare una lancia a favore della cosmesi solida ecobio, in quanto, perlomeno, il crescente sviluppo di tali prodotti comporta una riduzione di involucri e flaconi di plastica, dal quale ne deriva una diminuzione di rifiuti.
Detto ciò, per poter scegliere un cosmetico solido che sia ecobio e amico dell'ambiente è necessario fare un'attenta scrematura dei marchi produttori di cosmesi solida ecologica e biocompatibile. Preferire aziende che abbracciano una filosofia ben definita, le quali sviluppano cosmesi ecodermocompatibile seguendo principi etici e ambientali di alto livello. Prediligere le aziende che nascono zero-waste e quelle che hanno progetti di sviluppo sostenibile atti a migliorare, a lungo termine, gli standard di produzione.
Sostenere, in maggiore misura, le piccole realtà che producono poco ma bene, ricordando quanto letto prima, ovvero che possiedono differenze siderali dai fast organic cosmetics.
Da ultimo, non per importanza, tenere a mente che il focus della filosofia zero waste consiste nel rifiutare tutto ciò che è pleonastico, ridurre il consumo è la base; per intenderci accumulare cosmetici solidi non è la maniera più consona per approcciarsi all'ecologia e al principio rifiuti zero.
Autrice: Angelica Cappadonna
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